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Arenella Vomero / Piazza dell'Immacolata

Piazza Immacolata, raccolta firme in difesa dell'arte della pizza

La raccolte firme a sostegno del riconoscimento dell’arte della pizza come patrimonio culturale e materiale dell’umanità da parte dell’Unesco, rientra nella campagna promossa da Coldiretti insieme alla Fondazione Univerde e all’Associazione Pizzaiuoli Napoletani

Domenica 26 ottobre, in Piazza Immacolata, prenderà il via la raccolte firme a sostegno del riconoscimento dell’arte della pizza come patrimonio culturale e materiale dell’umanità da parte dell’Unesco. L'iniziativa si inserisce nella campagna promossa da Coldiretti, insieme alla Fondazione Univerde e all’Associazione Pizzaiuoli Napoletani.

La pizza napoletana  - sottolinea la Coldiretti - dal 4 febbraio 2010 è stata ufficialmente riconosciuta come specialità tradizionale garantita dall’Unione Europea, ma ora l’obiettivo è quello di arrivare ad un riconoscimento internazionale per garantire pizze realizzate a regola d'arte con prodotti genuini e provenienti esclusivamente dall'agricoltura italiana e combattere anche l’agropirateria internazionale a fronte del moltiplicarsi di atti di pirateria alimentare e di appropriazione indebita dell’identità. E’ importante che in occasione di EXPO2015 l’Italia formalizzi al Comitato Intergovernativo dell’Unesco la candidatura dell’arte della pizza che è sicuramente il prodotto della tradizione italiana più conosciuto al mondo.

“Proprio la pizza può essere considerata il più efficace emblema del nostro patrimonio agroalimentare tenuto conto del saper fare artigianale e, soprattutto, dell’identità degli ingredienti - afferma il presidente di Coldiretti Napoli, Emanuele Guardascione - . E' chiaro che garantire l’origine nazionale degli ingredienti e le modalità di lavorazione significa difendere un pezzo della nostra storia, ma anche la sua distintività nei confronti della concorrenza sleale”.

In Italia quasi due pizze su tre (63 per cento) sono ottenute da un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori. Troppo spesso, poi, viene servito un prodotto preparato - spiega la Coldiretti – con mozzarelle ottenute non dal latte, ma da semilavorati industriali, le cosiddette cagliate, provenienti dall'est Europa, pomodoro cinese o americano invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo o addirittura olio di semi al posto dell'extravergine italiano e farina francese, tedesca o ucraina che sostituisce quella ottenuta dal grano nazionale.

In Italia sono stati importati nel 2013 - spiega la Coldiretti - ben 481 milioni di chili di olio di oliva e sansa, oltre 80 milioni di chili di cagliate per mozzarelle, 105 milioni di chili di concentrato di pomodoro dei quali 58 milioni dagli Usa e 29 milioni dalla Cina e 3,6 miliardi di chili di grano tenero con una tendenza all’aumento del 20 per cento nei primi due mesi del 2014. Un fiume di materia prima che - sostiene la Coldiretti - ha purtroppo compromesso notevolmente l’originalità tricolore del prodotto servito nelle 50mila pizzerie presenti in Italia che generano un fatturato stimato di 10 miliardi, ma non offrono alcuna garanzia al consumatore sulla provenienza degli ingredienti utilizzati.

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